Questa recensione di Luigi Masciotta è incentrata più su un film che su una canzone o un album più in generale. BERLIN CALLING cattura la vita di un musicista elettronico contemporaneo ambientato nella Berlino di oggi; una città moderna in tutti i sensi. La storia narra le vicende di DJ Ickarus (Paul Kalkbrenner), un artista creativo e laborioso e il suo rapporto personale con la fidanzata e la manager Mathilde (Rita Lengyel). Il film ha un realismo oscuro che tocca la natura distruttiva del sé, specialmente se isolato o intossicato. Dopo un concerto, Ickarus si ritrova nel reparto di pronto soccorso di una clinica psichiatrica di Berlino e così inizia la lotta.
Il regista Hannes Stoehr spiega che il film “si occupa di arte e follia, intossicazione ed estasi, speranza e futuro, amicizia e famiglia, musica e voglia di vivere e, naturalmente, amore”. Mentre tutti questi temi sono in primo piano, prosegue Luigi Masciotta, l’arte e la pazzia sembrano catturare perfettamente l’atmosfera di ciò che Stoehr sta cercando di presentare. Pazzia nell’incessante ritmo della vita, sforzo per riuscire, nella droga e quando tutto si rompe. L’arte nei paesaggi urbani di Berlino, l’interpretazione dell’amore e delle relazioni e, naturalmente, nella musica; una colonna sonora composta dal protagonista del film, Paul Kalkbrenner.
Kalkbrenner è, ovviamente, meglio conosciuto come l’innovativo produttore tedesco i cui soundscape elettronici negli ultimi anni si sono ritrovati nelle compilation e nei laptop di personaggi come Dubfire, John Digweed, Sasha e Nic Fanciulli. Il suo brano più famoso, l’epico “Gebrunn Gebrunn”, fa da sfondo al trailer (vedi sotto). Infatti, oltre che produttore, è un artista elettronico dal vivo, piuttosto che un DJ, che suona il proprio materiale originale in spettacoli in tempo reale nei festival e nei club.
Il suo coinvolgimento nel film è notevole a diversi livelli, conclude Luigi Masciotta, a tal punto che ci sono momenti in cui i confini del film e della realtà sono sfocati maliziosamente.